Aree protette in Lombardia: dinamiche recenti e riforma legislativa

 Aree protette in Lombardia: dinamiche recenti e riforma legislativa

di Fabio Bianchini

Negli ultimi mesi, in concomitanza con i 40 anni del Parco Nord Milano e i 25 anni del parco Sud, due avvenimenti hanno dato il via a un momento di festa e di riflessione sul ruolo delle aree protette lombarde e, più in particolare, dei parchi di interesse metropolitano.
Se l’art. 7 del PdL 260 “Disposizioni per la valorizzazione del ruolo istituzionale della Città metropolitana di Milano, in applicazione della legge 56/2014″ che prevedeva l’unificazione del Parco Nord e del Parco Sud nel Parco regionale metropolitano di Cintura Verde, è stato stralciato anche in seguito alle forti pressioni da parte delle associazioni ambientaliste e alle richieste dei Sindaci, numerosi avvenimenti stanno contribuendo a disegnare una nuova mappa delle aree regionali protette.
Regione Lombardia si è detta disponibile a rafforzare il ruolo dei Comuni interessati e della Città metropolitana nel processo di istituzione del Parco unico e nella valutazione dell’iter da seguire, considerato una grande occasione per rafforzare il sistema verde della Città metropolitana e il suo ruolo di protagonista nell’esercizio delle funzioni di tutela e conservazione del patrimonio naturale.
L’idea dell’Assessorato all’Ambiente di Regione Lombardia si traduce in un nuovo assetto di tutto il sistema delle aree protette regionali, a partire dall’unificazione del Parco Sud e del Parco Nord, per arrivare poi a un sistema coordinato di tutte le aree protette della Città metropolitana, come ha dichiarato l’assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile di Regione Lombardia Claudia Maria Terzi, intervenendo alla Tavola rotonda dello scorso settembre sul tema “I Parchi della Città metropolitana verso una riforma delle aree protette”, organizzata dalla Regione all’interno di Expo.
Secondo l’assessore la realizzazione di un parco di cintura metropolitana costituisce il primo step all’interno di una più ampia riflessione sull’evoluzione del sistema dei parchi regionale su cui la Regione sta lavorando e che porterà alla ridefinizione della loro geografia, sia nel merito della governance, con l’obbiettivo di farli funzionare meglio e farli costare meno, sia prospettando un loro raggruppamento.
Nel frattempo, dallo stralcio dell’art. 7 del PdL 260, è sopravvissuto il provvedimento di inclusione del PLIS della Balossa nel Parco Nord Milano che ha permesso un maggior livello di tutela del territorio della Balossa e, nel contempo, razionalizzarne e potenziarne modalità di tutela, gestione e fruizione attraverso l’unione con il Parco Nord.
Inoltre, con questo provvedimento, si contribuirà a rafforzare la continuità del sistema ecologico territoriale, consolidando l’asse di connessione verde tra il Parco Nord Milano e il Parco delle Groane, in un ambito connotato da elevate criticità ambientali.
Se la paventata fusione tra il Parco Nord e il Parco Sud sembra per il momento accantonata, ciò non significa che i due Parchi non possano collaborare e trovare sinergie che siano soddisfacenti per entrambi. Un esempio viene da quanto deliberato lo scorso 2 dicembre dal Direttivo del Parco Sud, ovvero una convenzione con il Parco Nord in relazione agli interventi di riqualificazione ambientale nelle aree naturalistiche e nei Siti di Importanza Comunitaria presenti nel territorio del Parco Sud, che prevede un esborso a favore del Parco Nord pari a 105.000 €.
Il Parco Nord è il soggetto che offre le garanzie tecniche per la notevole esperienza acquisita nella gestione di un’area tutelata e dove gli interventi di forestazione sono stati da sempre finalizzati a ricreare un ambiente naturale e a salvaguardare la biodiversità, mentre i tecnici del Parco Sud svolgeranno il ruolo di direzione lavori e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione degli interventi.
Foriera di interessanti prospettive è anche la sottoscrizione della nuova convenzione per la gestione del Parco della Media Valle del Lambro, da parte dei Comuni di Brugherio, Cologno Monzese, Milano, Monza e Sesto S. Giovanni, con la quale prende avvio una versione profondamente rinnovata del Parco della Media Valle del Lambro, che potrà così ampliarsi a 660 ettari lungo gli 11 km del fiume, dal centro di Monza fino al Parco Forlanini di Milano, collegando un vasto sistema di parchi metropolitani, da Parco della Valle del Lambro al Parco Nord, fino al Parco Agricolo Sud Milano. In questo quadro, la Fondazione Cariplo, ha finanziato il progetto per la realizzazione di un corridoio ecologico lungo il fiume fino a connettersi con il Grande Parco Forlanini, il cui masterplan è stato recentemente approvato dalla Giunta comunale milanese: un parco metropolitano di oltre 250 ettari che si estende dal centro di Milano fino all’Idroscalo, interessando, oltre Milano, Segrate, Peschiera Borromeo.
Oltre al Parco della Media Valle del Lambro, il Comune di Monza ha inserito nella proposta di variante al PGT approvata lo scorso anno anche il perimetro per l’adesione al PLIS del Grugnotorto-Villoresi, mentre sono in corso le procedure per l’adesione al Consorzio. Inoltre, nella porzione orientale del territorio comunale il Piano individua la possibilità di aderire al Parco Est delle Cave o a quello della Cavallera, entrambi limitrofi alle aree agricole destinate a PLIS.

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Il Grugnotorto-Villoresi è uno dei PLIS che hanno negli ultimi anni sviluppato politiche tese a collaborare con altri Enti, parchi e soggetti pubblici nella realizzazione di opere e mettendo in rete conoscenze, capacità ed esperienze, anche ottimizzando le reciproche risorse professionali e strumentali, come risposta al progressivo restringersi della possibilità di operare con adeguate risorse professionali oltre che strumentali e finanziarie nello svolgimento di un effettivo ruolo di salvaguardia del territorio e di costruzione di nuovi paesaggi. Queste politiche si sono tradotte nella formalizzazione di convenzioni e accordi di collaborazione su diversi temi, che si sono rivelati mezzi molto efficaci per raggiungere gli obiettivi.
L’Assemblea Consortile del PLIS Grugnotorto-Villoresi già nel 2008 aveva approvato un “Atto di indirizzo per il futuro ed il rafforzamento del PLIS Grugnotorto Villoresi” che ribadisce e impegna le singole amministrazioni a sostenere tutte le iniziative necessarie a rafforzarlo e comprende anche l’approfondimento di alcuni dei temi in discussione come quello del riconoscimento a parco regionale, di accorpamenti e accordi di collaborazione con altri parchi.
Lo scorso novembre è stata, poi, sottoscritta una convenzione quadro di collaborazione tra i Parchi Grugnotorto-Villoresi e del Rio Vallone finalizzata a instaurare un rapporto di collaborazione della durata di cinque anni, in particolare nei settori della gestione tecnica e amministrativa, della realizzazione di interventi, dei contributi tecnici in tema di opere pubbliche, agricoltura e forestazione, dell’educazione ambientale e per iniziative di divulgazione e comunicazione.
In tale ottica i PLIS Grugnotorto-Villoresi e Brianza Centrale, insieme al Comune di Desio, collaborano da tempo per formare un unico nuovo parco, coinvolgendo anche altre Amministrazioni vicine interessate (Bovisio Masciago, Cinisello Balsamo, Cusano Milanino, Desio, Lissone, Macherio, Monza, Muggiò, Nova Milanese, Paderno Dugnano, Seregno, Sovico, Varedo). Tale collaborazione ha portato alla richiesta di istituzione di un nuovo Parco regionale nella convinzione che rafforzare la salvaguardia delle poche aree ancora libere all’interno di un territorio pesantemente urbanizzato è la vera priorità ambientale e che collaborare, condividendo politiche e azioni volte al mantenimento e alla gestione unitaria di queste aree, rappresenti l’unica strada per raggiungere questi obiettivi.
La recente variante al PGT di Desio, approvata nel settembre 2014, cerca, a sua volta, di fornire la spinta decisiva per la ricomposizione del tessuto territoriale tra Seregno e il Grugnotorto-Villoresi, mettendo in gioco circa 350 ettari per connettere i due parchi.
L’ipotesi di creare un grande e unico Parco regionale di oltre 2.300 ettari è sul tavolo da tempo ed è ampiamente conosciuta a livello regionale. Il percorso prospettato passa dal graduale ampliamento dei due PLIS a cui aderirebbero i Comuni sopra elencati, per arrivare alla fusione dei due Parchi Sovracomunali.
Tuttavia, le attuali politiche regionali sono improntate, essenzialmente per mancanza di fondi, a escludere la nascita di nuovi Parchi regionali, ma sono invece orientate a favorire sia l’accorpamento tra loro di enti di tutela caratterizzati da continuità territoriale e omogeneità geo-morfologica, sia il loro ampliamento, con l’inserimento di nuove aree attualmente non tutelate o facenti a capo a PLIS, come nel caso del Parco regionale della Brughiera previsto dal Piano generale delle aree regionali protette (LR 86/83) ma mai istituito.
Sul percorso di annessione di queste aree, oggi facenti capo al PLIS della Brughiera Briantea, al Parco delle Groane, la Regione appare disponibile.
Nel marzo 2015 la Comunità del Parco delle Groane ha votato un atto di indirizzo in merito al procedimento di ampliamento del Parco stesso, in risposta all’adesione al Parco delle Groane votata novembre 2014 dal Consorzio del Parco della Brughiera Briantea.
Tuttavia, pur a fronte di caratteri ambientali simili a quelli delle Groane, questo territorio ha una propria specificità che sarebbe forse meglio valorizzata nell’istituzione di un autonomo ente di gestione regionale.
Il territorio della Brianza Est vede la presenza di un sistema di Parchi Locali che costituiscono un sistema di aree protette di importanza regionale di cui fanno parte i PLIS dei Colli Briantei, della Cavallera, del Molgora e del Rio Vallone e che creano insieme ai Parchi regionali della Valle del Lambro e dell’Adda Nord, la spina dorsale del sistema di aree protette a nord-est di Milano.
La grande parte di queste aree gode, però, di una tutela relativamente debole, facendo nascere una serie di iniziative, a partire dalla creazione di un grande Parco Regionale del Vimercatese comprendente i PLIS della Cavallera, del Molgora e del Rio Vallone, unione dei Parchi locali esistenti e connessione con le aree agricole strategiche individuate dal PTCP. Il progetto PANE (Parco Agricolo Nord-Est) ha già mosso i primi passi nel 2012, quando Comuni del Vimercatese, le associazioni e i Parchi Locali hanno sottoscritto una carta d’intenti che, oltre alla tutela, si propone anche il rilancio economico del territorio agricolo.
Più a sud, i Comuni lungo il corridoio d’acqua costituito dal naviglio Martesana, che collega Milano al Parco Regionale Adda Nord, hanno espresso la volontà di tutelare l’area attraverso l’istituzione del PLIS Martesana, già individuato nel PTCP vigente (Tav. 2 “Ambiti, sistemi ed elementi di rilevanza paesaggistica”). Recentemente, la Città metropolitana ha approvato lo schema di Protocollo di Intesa per l’istituzione del PLIS, impegnandosi a accompagnare i Comuni nel percorso istitutivo.
In questo momento di particolare fermento, ma anche di grandi difficoltà economiche, serve, indubbiamente, una nuova legge per le aree protette, rivedendo quella attuale ormai superata e modificata troppe volte.
Quella attualmente in vigore, la LR 86/83, ha rappresentato all’epoca una rivoluzione, dando vita al sistema dei parchi e riuscendo in parte a contenere un consumo di suolo che rischiava di essere ben maggiore e peggiore. Oggi, avendo perso smalto e quella spinta propulsiva iniziale, è necessaria una revisione sostanziale, che tenga conto non solo del differente quadro ambientale, ma anche di quello amministrativo ed economico. Una riforma che necessariamente dovrà essere varata in tempi rapidi, che dovrà puntare su un necessario riordino di competenze per un migliore governo delle funzioni nel campo delle aree protette e del territorio e che dovrà sia rispondere adeguatamente alle riforme costituzionali in itinere, sia superare un’eccessiva eterogeneità dei livelli di protezione dettata dalla sovrapposizione, e spesso ridondanza, degli strumenti di pianificazione.
Vanno, cioè, ripensati i parchi nella loro essenza, mantenendo gli obiettivi per cui sono nati, ma con strategie e percorsi diversi, connettendoli tra loro, facendo rete da un punto di vista gestionale. Le aree protette non vanno più pensate e gestite unicamente come tutela delle risorse paesistico-ambientali, ma come valorizzazione del territorio e di sviluppo economico e sociale delle popolazioni e delle attività che vivono le stesse aree, quindi agro-alimentari, ricreative, turistiche, tempo libero, sempre in un’ottica di sviluppo sostenibile, senza però far venire meno il senso di tutela, che, tuttavia, risulta per la grande parte di queste aree relativamente debole, non riuscendo sempre a rispondere in modo efficace alle pressioni a cui l’espansione edilizia e infrastrutturale sottopongono i territori metropolitani.
In quest’ottica, si può ipotizzare l’affacciarsi sulla scena istituzionale di strutture appositamente create per la valorizzazione e la gestione delle risorse ambientali presenti nei grandi spazi verdi come le “agenzie del verde” o “agenzie d’area” già ampiamente sperimentate nelle esperienze francesi e tedesche, che prevedano, in modo integrato con le prescrizioni normative, strumenti e modalità di gestione propri del processo socio-economico.

 

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